8 gennaio 2008

Operai



Arturo Chiappelli, 43 anni, spazzino disoccupato, colpito al cuore da un cecchino mentre, da solo, attraversava i binari della ferrovia. I suoi compagni dovettero attendere del tempo prima di recuperarne il corpo: il cecchino continuava a sparare all’impazzata.

Roberto Rovatti, 36 anni, operaio, percosso ripetutamente con i calci dei fucili, scaraventato in un fossato e infine ucciso con un colpo di arma da fuoco sparato a distanza ravvicinata.

Angelo Appiani, 3O anni, meccanico, freddato da alcuni colpi di fucile mentre si trovava davanti ai cancelli delle Fonderie con altri 4 lavoratori.

Ennio Garagnani, 21 anni, carrettiere, colpito alla nuca mentre cercava di allontanarsi dalla zona calda degli scontri.

Renzo Bersani, 21 anni, operaio metallurgico, anche lui colpito alle spalle mentre cercava di fuggire.

Arturo Malagoli, 21 anni, operaio, freddato davanti ad un passaggio a livello in circostanze non accertate.

Con loro almeno altre 200 persone ferite durante la mattanza.

"La caccia è aperta : 6 operai morti a Modena"

Questo lo striscione che il mattino dopo capeggiò il corteo del dolore e dell’indignazione.

Un massacro studiato a tavolino e portato a compimento con straordinaria determinazione.

Polizia e Carabinieri adoperati come sicari per un eccidio che sembrava voler essere “esemplare” nel chiaro intento di mettere tacere le masse operaie e indebolire le organizzazioni politiche e sindacali che le sostenevano.

Di fatto quegli uomini pagarono con la vita la scelta di difendere il lavoro, il loro lavoro.

Tutto comincia con la decisione da parte delle Fonderie Riunite di Modena di dar luogo ad una serrata che manda sulla strada 560 operai. Le motivazioni ufficiali parlarono di una necessaria riduzione della mano d’opera in eccesso, in realtà era il metodo più sbrigativo per sbarazzarsi degli elementi indesiderati, come dimostra poi l’annuncio di riassunzione che riguarda solo metà degli operai licenziati.

Inevitabile da parte dei lavoratori la decisione di indire una giornata di sciopero e una manifestazione di protesta prevista per le ore 10 del 9 gennaio 1950 in Piazza Roma.

Fu proprio a quell’ora che cominciarono a riecheggiare i colpi di fucile tra le mura della città, proprio mentre i lavoratori confluivano da più parti, alcuni diretti verso la piazza, altri verso le Fonderie, e comunque certamente prima che riuscissero ad organizzarsi in un unico corteo.

Il bilancio finale rivela eloquentemente quanto avvenne quel tragico giorno: 6 morti e 50 feriti fra i lavoratori (ma vengono stimati almeno altri 150 feriti che rifiutarono di recarsi in ospedale per paura di arresti al pronto soccorso), e solo tre contusi fra le forze di polizia.

Due giorni dopo 300 mila persone parteciparono ai funerali delle sei vittime. Tra loro c'è anche Palmiro Togliatti che parla alla folla commossa. Avrebbe poi deciso di adottare, insieme alla sua compagna Nilde Jotti, la sorella minore di una delle vittime dell’eccidio, Marisa Malagoli Togliatti, ora docente universitaria.

Il suo discorso si conclude con parole che sembrano essere state pronunciate solo ieri:

Dobbiamo far uscire l'Italia da questa situazione dolorosa. Vogliamo che l'Italia diventi un paese civile, dove sia sacra la vita dei lavoratori, dove sacro sia il diritto dei cittadini al lavoro, alla libertà, alla pace!


Sono trascorsi 58 anni, certamente non posso dire che siano trascorsi invano, ma ancora non sono del tutto sicuro che si sia ormai acquisita piena consapevolezza della sacralità della vita dei lavoratori.

Di sicuro le serrate delle fabbriche non sono mai passate di moda.

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13 commenti:

riccardo gavioso ha detto...

direi che siamo ancora molto lontani da quell'obbiettivo, e ti ringrazio per questa "memoria" che non conoscevo.

un caro saluto

Anonimo ha detto...

Non ricordavo l´evento,che mi era stato raccontato molti anni fá, comunque lascia ancora oggi l´amaro in bocca, concordo con riccardo nel dire che lunge da noi l´obbiettivo!!

Anonimo ha detto...

Siamo lontanissimi, purtroppo.
O meglio, siamo vicinissimi.
Sembra la cronaca di un fatto di oggi.
:-(

Lisa72 ha detto...

Non conoscevo questi avvenimenti: grazie per averci fatto da memoria!
Un abbraccio, Lisa

Anonimo ha detto...

Non sono d'accordo, vero è che siamo ancora lontani da una situazione ottimale, ma il sacrificio e la abnegazione di tanti compagni di lotta qualche risultato lo hanno avuto.Bisogna continuare a lottare, sensa dimenticare i piccoli, piccolissimi passi avanti fatti da tanti compagni che si sono sacrificati

Anonimo ha detto...

Senza alcun dubbio l'episodio è degno di memoria. I morti a volte raccontano più dei vivi. Proprio per memoria storica vorrei aggiungere comunque che fino al '48la mattanza fu perpetrata a Modena e nel triangolo rosso dai partigiani delle garibaldi e si scatenò non solo contro i fascisti ma anche contro chi, semplicemente, non era comunista. Togliatti sapeva. I capi infatti, tramite il PCI, trovarono in molti rifugio in Cecoslovacchia ed una volta rientrati nessuno ha fatto giustizia. Questo mio appunto è solo per dire che l'orrore non è solo appannaggio di carabimieri, polizia, fascisti e quant'altro. Facciamo autocritica. tutti quanti. Nessuno è senza colpa. Onoriamo la memoria senza tingersi di rosso o di nero.

Anonimo ha detto...

Ancora oggi i diritti dei lavoratori sono negati soprattutto nelle piccole imprese, dove esiste ancora "il padrone". Purtroppo la lotta dei lavoratori non incontra sostegno alcuno tra gli organismi politici e sindacali, che sono diventati fini a se stessi per il mantenimento del loro esclusivo status.

Anonimo ha detto...

X GIOVANNI 58....NELL'ARTICOLO NON HO LETTO NULLA DI QUANTO AFFERMI. L'ARTICOLO HA RIPORTATO IN MANIERA CHIARA QUANTO ACCADUTO, IL RESTO L'HAI LETTO TU CON LA SOLITA MALAFEDE DI CHI NON CONCORDA SU COME E' ANDATA LA STORIA E COME VA' ANCORA OGGI.
ROSSA O NERA, VIOLENZA SEMPRE RIMANE MA......RILEGGITI STORIE COME QUESTE, GUARDA BENE CHI SONO LE VITTIME...I LAVORATORI E BASTA!
BUONA GIORNATA!
Terry

Anonimo ha detto...

Cara Mariamatela, i lavoratori muoiono di lavoro e di altro. Così anche chi non è operaio muore di lavoro e di altro. La malafede storica è quella che impedisce a te ed a molti altri di fare i conti con i luoghi comuni e con i santi intoccabili dell'agiogrfia ormai costituita dai vari movimenti operaistici, spesso solo emanazione dei partiti politici, dall'ANPI e da quant'altri vogliono tutti i costi che la si pensi a senso unico. Ti consiglio di essere meno chiusa e di non tingerti ( vedi sopra )

Anonimo ha detto...

Non conoscevo questa vicenda: ti ringrazio moltissimo per avercela raccontata. Ciao!

www.dariopetrolati.it ha detto...

Per non partire da troppo lontano: rileggere Metello,ripassare il Cinema Italiano ( vedi neorealismo ) consultare riviste che ancora esistono : Il Calendario del Popolo che informò ed anche acculturò i lavoratori nel dopo guerra.Ricordare i fatti e le rivendicazioni dei lavoratori da Portella delle Ginestre ( detto bandito Giuliano ) passando per Avola e ricordare ai giovani i morti contadini per lavorare le terre, invogliare gli insegnanti sin dalle scuole elementari a spiegare educazione civica,come avvenne ed a spese di chi il miracolo italiano del dopoguerra.
Prestare a chi non può acquistare un dizionario per imparare il significato di parole italiane.
Mai temere confronti con i padroni,i calli alle mani sono più onorevoli dei calli cervicali e chi va a piedi a più tempo per pensare:Globalizzazione o no?.Si cominci a fare giochini che non disonorano piuttosto che addormentarsi davanti alla TV.
Saluti cordiali,
dario Petrolati Via Beato Pellegrino 16 Padova

www.dariopetrolati.it ha detto...

sono dario petrolati,mi scuso se nella fretta ho commesso qualche errore di battuta.
grazie.dario

www.dariopetrolati.it ha detto...

3 marzo 2008


C'è poco da commentare ancora.
Finito s.remo prosegue un'altra gara.
Non disturbare i partecipanti,chè sono nervosi,indifferenti.
Chi arriva primo vince.

Poi, poi verrà il resto , ora lasciamoli in pace con le nostre esigenze i nostri bisogni.
Pensiamo a ballare,fin che dura..........
Che peccato,e vergogna collettiva.

dario.